EUROSONG 2012 La parola a Toto Cutugno, l’ultimo vincitore italiano (TV sorrisi e canzoni, 23 maggio 2012)
Nell’ufficio milanese dell’agente di Toto Cutugno, in un’ora di intervista all’«italiano vero» della nostra canzone, respiro il fumo passivo che ho evitato in tutta una vita. Ma ne vale la pena. L’occasione per l’incontro con Mr. «Solo noi» è la finale (sabato sera su Raidue) dell’edizione 2012 dell’«Eurovision Song Contest», per anni noto come Eurofestival. Che Cutugno vinse nel 1990, unico italiano di sesso maschile nella storia della kermesse. L’altra fu Gigliola Cinquetti, alcuni anni prima. Ma con lei parleremo domani.
Toto, come ricorda quella serata?
«Eravamo a Zagabria, ancora Jugoslavia, e portai un pezzo sull’unità europea: “Insieme 1992”. I coristi mi dissero che si respirava uno strano clima, in città. Non molto dopo scoppiò la guerra, e uno di quei coristi in quella guerra morì davvero».
Portava una canzone molto legata alla cronaca…
«Sì, in quel periodo facevo “Piacere Raiuno” nei teatri d’Italia, con Piero Badaloni e le Tate. Un giorno a Foggia mi misi al pianoforte e nacque quel pezzo sul sogno europeo. Zagabria è una città meravigliosa. Poi là ci fu il casino con la mongolfiera…».
Scusi, quale mongolfiera?
«Massì, la mongolfiera! Io sono sempre stato un po’ spericolato, e la mia casa discografica, la Emi, mi ha sempre vietato tutto, per evitare rischi. A Zagabria in quei giorni c’era il Festival delle mongolfiere, e io di nascosto ne presi una. Il pilota, un po’ pazzo, iniziò a scendere e salire, tra monti, vallate, e quant’altro, e alla fine atterrammo malauguratamente in un fiume. Ci salvammo, ma avevo l’acqua che arrivava al petto. Dovetti chiamare, sempre di nascosto, il mio agente con i soccorsi che arrivarono a ripescarmi. Un ricordo indelebile».
Ma è vero che in realtà non avrebbe dovuto partecipare?
«Ora forse le regole sono cambiate, ma in quel periodo partecipava di diritto il vincitore di Sanremo. Quell’anno furono i Pooh a vincerlo, ma loro per motivi che non ho mai saputo, decisero di non fare l’Eurofestival. Lo proposero a me, che ero arrivato secondo. Andai, e fu un successo. Ancora oggi ho un solo, grande rammarico».
Quale?
«Tv Sorrisi non mi fece la copertina, e credo che l’avrei meritata, con una vittoria del genere».
L’anno dopo lei lo condusse, in coppia con l’altra vincitrice storica, Gigliola Cinquetti…
«Era il 1991, e fece un’audience notevole per una manifestazione che in Italia non ha mai avuto grosso seguito: 7,5 milioni d’ascolto. E Gigliola fu straordinaria. È ancora una gran bella signora, sa?».
Ecco, perché da noi l’Eurofestival è vissuto soprattutto come una parata di gente folkloristica?
«Non lo so. Certo, da noi c’è Sanremo che schiaccia tutto il resto. Nei Paesi del Nord Europa e dell’Est va fortissimo da sempre. Non dimentichiamo che da lì sono usciti anche gli Abba».
Quest’anno per commentarlo era stata chiamata la Gialappa’s Band, ma poi non se n’è fatto niente. Le sembrava una buona idea?
«A dire la verità no, non mi sembra molto adatto buttarla sul comico. Ci vuole un conduttore classico, non il loro stile dissacratorio. Che comunque rispetto e apprezzo, ma in altri contesti. Ecco, avrei potuto fare io il commento tecnico, e loro la presa in giro».
Quest’anno a rappresentare l’Italia c’è Nina Zilli.
«La trovo fresca, brava, mi piace molto. Forse un personaggio non originalissimo, perché lo stile e la voce ci riportano a Mina, ma in fondo cosa importa? Come mai hanno scelto lei, ha vinto l’ultimo Sanremo?».
No, però gliel’hanno comunicato contestualmente al Festival.
«Boh, non so… Saranno cambiate ancora le regole… Però lei è una ragazza in gamba. Spero che vinca, anche se come saprà molti Paesi, come il nostro, spesso si augurano che non succeda per non essere costretti a organizzare la costosa manifestazione l’anno successivo».
Lei non ha più partecipato, come concorrente?
«Avrei dovuto farlo di diritto nell’80, quando vinsi Sanremo con “Solo noi”, ma in quel periodo la Rai e l’Italia si erano staccate dall’Eurofestival. Poi mi hanno chiesto di concorrere anche per Svizzera e Moldavia, ma ho rifiutato».
I fans non l’avrebbero presa bene?
«Sì, mi sarebbe parso un tradimento verso l’Italia. Io non ero molto convinto, e credo soprattutto che il pubblico non avrebbe gradito».
Qual è lo stato di salute della musica italiana?
«Vedo in giro tantissimi talenti, e pochissimi autori. L’altra sera guardavo “Amici” ed ero strabiliato dalle capacità di molti di questi ragazzi, da Emma, alla Amoroso. Tra i nuovi mi piaceva molto Gerardo, originale, particolare. L’avrei cercato per produrlo personalmente, non l’avesse già per le mani l’ottima Mara Maionchi, credo. I ragazzi comunque oggi fanno molta più fatica di noi. Per noi era più facile: oggi se sbagli il primo singolo, poi vai nel dimenticatoio. Magari ti ripesca qualcun altro più in là, ma non è detto».
Le hanno mai proposto di fare il giurato in un talent-show?
«No, ma mi piacerebbe molto essere nella rosa di “X-Factor”, qui in Italia. In compenso me l’hanno proposto per l’edizione ucraina, e non è detto che non accetti. Il discorso è ancora aperto».
E Sanremo?
«Là è cambiato tutto. E la crisi discografica non aiuta. Se ci fosse la possibilità di andare promuovendo bene una canzone, forse…».
Ha pronto un nuovo album?
«A settembre sarà pronto, ma non è detto che esca subito. Lavoro soprattutto all’estero e devo cercare di far coincidere calendari internazionali».
A che punto sta il progetto di Al Bano, del mega tour in Germania con lei e Umberto Tozzi? Mancava il sì di Tozzi…
«Che è finalmente arrivato. Il progetto dei Tre tenori si farà, o alla fine dell’anno o agli inizi del 2013. Tozzi è un gigante, e finalmente ha accettato».